Immagina un’industria dove nulla va sprecato, dove ogni scarto diventa materia prima per un nuovo processo produttivo.
Si parla di industrial symbiosis: ossia quando il rifiuto di una produzione industriale diventa materia prima per un’altra industria. Attraverso questo processo il rifiuto non viene più smaltito in discarica (con i costi, anche ambientali, che ciò comporta) ma acquisisce nuovo valore. E in un modo dove le risorse sono sempre più limitate, per un Paese povero di materie prime come l’Italia prime la transizione verso l’economia circolare è più una necessità che un obiettivo strategico.
Ossicolor, un’azienda trentina con sede a Spormaggiore, si occupa di lavorazioni avanzate di componenti in alluminio (soprattutto per l’industria delle cucine, ma non solo), ed è da anni attenta all’ambiente. “È una predisposizione naturale”, sostiene il dr. Roberto Masciocchi, contitolare dell’Azienda insieme a Manuel Cecchele, “vista la localizzazione della nostra azienda nel Parco Adamello Brenta”. Gli sfridi in alluminio sono recuperati al 100%, gli imballaggi sono raccolti e venduti ad un’azienda specializzata.
“Rimanevano i fanghi”, continua Masciocchi, “residui dall’impianto di ossidazione dell’alluminio e oggi conferiti in discarica”. E qui è nata l’idea del prof. Straffelini, del DII, che da anni collabora con la Brembo SpA, un’importante azienda italiana nel mondo dei freni per automobili e motociclette. Uno studio preliminare ha mostrato che i fanghi, opportunamente essiccati e macinati, possono diventare un ingrediente di valore per le pastiglie freno. Le pastiglie contengono molti ingredienti, ognuno con un compito ben preciso. Le polveri ottenute dai fanghi di Ossicolor possono sostituire l’allumina, con compiti abrasivi, cioè di controllo dell’attrito in frenata.
I risultati positivi dello studio preliminare hanno permesso di impostare un progetto di ricerca, denominato OSSI-GREEN e finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento. L’obiettivo è quello di evitare il conferimento in discarica dei fanghi e di trasformare i fanghi stessi in una materia prima. La ricerca industriale è cominciata con la progettazione di un nuovo speciale impianto di essiccazione dei fanghi. “Lavorerà a bassa temperatura, meno di 100°C, in modo da contenere le emissioni inquinanti in ambiente”, sostiene il Dr. Andrea Barbieri di Ossicolor, che collabora al progetto. Poi inizieranno le prove specifiche per verificare la possibilità di utilizzo delle polveri, essiccate e macinate, nella composizione di pastiglie freno. Questa fase comprende la produzione dei materiali nelle opportune composizioni e il loro testing, con specifiche apparecchiature presenti presso i laboratori del DII, come il dinamometro inerziale che simula i processi di frenata. “Con una particolare attenzione”, chiarisce il prof. Straffelini, “alle emissioni in ambiente. Perché l’usura delle pastiglie produce polveri sottili, e quelle più piccole possono entrare nell’aria che respiriamo, come quelle emesse dal tubo di scappamento. È necessario verificare che l’aggiunta del nuovo ingrediente non penalizzi le emissioni ma, semmai, le riduca, in modo che l’intero processo sia veramente green”. E qui entra in gioco l’ultima fase del progetto che è l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Analysis), quasi sempre trascurata nelle valutazioni ambientali, ma indispensabile per verificare la sostenibilità dell’intera operazione.
Il progetto, che terminerà verso la fine del 2025, è un ulteriore tassello alla transizione ecologica dei processi industriali, rappresentando un passo cruciale verso un futuro più sostenibile. “Non terremo segreti i nostri risultati”, affermano Masciocchi e Straffelini, “perché vogliamo che queste procedure diventino lo standard anche per altre aziende, trentine e non solo, a beneficio della collettività”.
DIINEWS Testata registrata in tribunale n. 10 del 21 giugno 2010 del Registro stampa
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